Il cambio di passo è ormai una realtà: la ricettività alberghiera ha fatto dell’upgrade qualitativo un mantra. Una strada da percorrere con determinazione per riuscire ad attrarre una clientela sempre più esigente e attenta al servizio.
Nonostante i forti arretramenti di bilancio dovuti alla pandemia e strumenti legislativi e leve finanziarie non sempre a prova di criticità, anche nelle ultime stagioni la filiera ha dimostrato una decisa apertura verso gli investimenti.
Secondo un’analisi realizzata da Srm, Centro Studi collegato a Intesa Sanpaolo, nell’ultimo triennio ben il 46 per cento degli hotel italiani ha affrontato lavori e interventi di varia natura per non farsi trovare impreparato alla ripresa. Il 38 per cento degli interventi ha riguardato l’acquisto o il rinnovo di arredi, il 27 per cento la manutenzione straordinaria e l’ampliamento della struttura e l’ampliamento dei servizi ricettivi nel 10 per cento dei casi. Un’attenzione agli investimenti che continua ancora visto che il 35 per cento delle imprese è ancora intenzionato ad accrescere gli investimenti sulla sostenibilità e la digitalizzazione.
“La pausa di due anni dovuta alla pandemia ha modificato profondamente le abitudini degli ospiti – sottolinea Massimiliano Schiavon, presidente di Federalberghi Veneto –, che oggi sono tornati a viaggiare, ma con una maggiore aspettativa sotto il profilo della qualità. Questa tendenza ha avuto come effetto quello di stimolare fortemente gli interventi di ristrutturazione in ottica di riposizionamento”. Ma con quali conseguenze sul tessuto ricettivo? “Numerosi tre stelle hanno compiuto il salto verso la categoria superiore, così come tanti quattro stelle sono entrati nel segmento lusso, con la consapevolezza che alzare l’asticella della qualità garantisce maggiori marginalità e potenzialità di sviluppo. Dall’altra parte – prosegue Schiavon – abbiamo ancora hotel della fascia più bassa che stanno valutando se continuare a rimanere sul mercato o puntare sulla riqualificazione della propria offerta”.
Parla di un “salto grandissimo” in ottica up level anche Simone Fittuccia, presidente di Federalberghi Umbria: “Il consolidamento delle strutture di fascia medio-alta è stato anche nella nostra regione evidente. I due o tre stelle hanno registrato un decremento sensibile, mentre stanno scomparendo progressivamente gli alberghi a una stella, a vantaggio di un’offerta per i giovani più qualificata. Chi ha potuto e chi ha avuto la capacità di comprendere il cambiamento in atto ha svecchiato la propria struttura e puntato sull’innalzamento della qualità. Se prima della pandemia avevamo in tutta l’Umbria solo 3 cinque stelle, oggi ne contiamo 12. Questo vuol dire che abbiamo una filiera in grado di rispondere meglio alle esigenze di un viaggiatore nuovo, che chiede qualità e cura dei dettagli, ma anche un’offerta capace di entrare ancora più in sintonia con il territorio”.
Che l’appeal di una struttura si giochi molto sulla sua capacità di dialogare in maniera più profonda con la destinazione è anche l’opinione di Christian Del Bono, presidente di Federalberghi Isole Eolie: “È innegabile che ormai da alcuni anni le strutture abbiano virato decisamente verso la qualità e l’innalzamento dei servizi. La molla è stata sicuramente la consapevolezza che nessuno è più disposto ad accettare fuori casa servizi al di sotto degli standard a cui è abituato, ma anche l’intuizione che non è più sufficiente vendere camere accessoriate o coerenti con le aspettative dell’ospite, occorre, piuttosto, proporre anche la destinazione ed essere in grado di attivare una sinergia virtuosa con tutti gli operatori del territorio. Si comincia dai consigli per il ristorante e si continua con l’indicazione del fornitore giusto per l’affitto dei motorini o del fornitore affidabile per il giro in barca. Se tutti questi pezzi del puzzle non vanno a incastrarsi nella maniera esatta, è allora la percezione del cliente a risentirne negativamente”. Poi, prosegue Del Bono, “giocano un ruolo rilevante anche le best practise che gli albergatori hanno adottato ormai in maniera diffusa in ottica sostenibile: pannelli fotovoltaici e sistemi di efficientamento energetico che riducono l’impatto delle bollette e che diventano anche una carta da spendere in chiave di marketing”. Fa notare che la spinta verso la qualità non è una prerogativa esclusiva degli alberghi di lusso Alessandro Comoletti, presidente di Federalberghi Piemonte: “La nostra è una categoria che ha sempre investito moltissimo sul servizio, è nel nostro dna. Lo vediamo a Torino, che è una città che in questi anni ha saputo assecondare l’evoluzione della domanda, passata dal traffico business mordi e fuggi, di gran lunga prevalente fino a una quindicina di anni fa, alla componente leisure oggi assolutamente preponderante. Questo ha portato già da tempo a investire su un’offerta capace di soddisfare le esigenze del target famiglie. Un target specifico che non è interessato alle spa lussuose o ai servizi degli alberghi di fascia superior, ma che apprezza, ad esempio, giardini e terrazze dove ritrovarsi e colazioni con un ampio ventaglio di scelta”
Articolo di www.federalberghi.it